SIAMO STATI TUTTI TAGLIATI !

Crisi economica. Come ti taglio stipendi e servizi.

Chieti -

  Forse non tutti sanno che i dipendenti della ex ASL di Chieti sono, in Abruzzo, quelli peggio retribuiti e rispetto ai colleghi di fuori regione hanno stipendi mensili inferiori da 200 a 500 €! Nonostante i dati in possesso dell’Azienda e della Regione attestino che i dipendenti ex ASL di Chieti siano quelli che lavorano di più (di circa il 30%), con la migliore qualità delle prestazioni erogate e al minor costo, perversi meccanismi contrattuali hanno determinato nel tempo questa aberrante realtà e oggi, questa amministrazione, sta ritardando il pagamento dei pochi spiccioli che il Ccnl comunque prevede: 400 € annui lordi di produttività e circa 70 € lordi mensili per le progressioni di fascia … e non per tutti!

Ad una condizione lavorativa qualitativamente miserevole (carenza di personale tecnico, infermieristico e di addetti alla sicurezza, inadeguata possibilità di aggiornamento professionale, servizio mensa incompleto, parcheggi insufficienti, frequenti furti nelle corsie e negli spogliatoi…..) si aggiunge una condizione professionale senza futuro tenuto conto del nuovo piano ospedaliero!

Il progetto è la chiusura dei piccoli ospedali e la trasformazione dei grossi ospedali in punti di eccellenza. Questo progetto, condivisibile a parole, non potrà mai realizzarsi…. Nella nostra regione mancano prevenzione, assistenza domiciliare e servizi sul territorio che, se funzionanti, ridurrebbero le ospedalizzazioni, vero punto nevralgico della spesa sanitaria. In verità quello che lor signori vogliono è costringere l’utenza al ricorso al privato, progetto in parte realizzato (la vicenda di Villa Pini insegna!) che si concretizzerà completamente a fronte della congestione degli ospedali pubblici che fino a questo momento (sia pure malamente attraverso l’aberrante fenomeno dei ricoveri in barella, delle lunghissime liste di attesa, ecc ecc…..) sono stati in grado di soddisfare le richieste dei cittadini.

Il diritto alla salute è potenzialmente compromesso per tutti i cittadini abruzzesi e la professionalità e i codici deontologici degli operatori sanitari sono inapplicabili.

Questo disastro viene fortunatamente tamponato da periodici interventi della Procura della Repubblica che arresta parte del corpo politico e amministrativo di questa bistrattata regione (Salini, Del Turco e oggi Venturoni….chi sarà il prossimo?)!!

Come è ben noto la Regione Abruzzo soffre di un debito pubblico pauroso … debito non certo creato dai cittadini ma da decenni di ruberie, tangenti e malaffare che continuano ad essere tali nonostante i rinnovamenti dei governi regionali e l’arresto avvenuto in questi giorni dell’assessore alla Sanità Venturoni insieme ad altri nomi di spicco, se convalidati, ne è la riprova.

Questo debito che dovremo pagare con le tasse più alte d’Italia si accompagnerà anche ad una drastica riduzione dei servizi…! Nonostante gli scandali dilaghino, Brunetta denuncia sfacciatamente tutti i dipendenti pubblici di “fannullonaggine” e  blocca (di concerto con il ministro delle Finanze “creative” Tremonti) i rinnovi contrattuali per 4 anni. Nulla inventano per stroncare la corruzione e l’evasione fiscale … ma sono bravissimi a chiudere gli ospedali in Abruzzo!

Nella provincia di Chieti si chiudono Guardiagrele, Casoli e  Gissi – in quella di Pescara di chiude S. Valentino e nell’aquilano Tagliacozzo e Pescina … Gli ospedali di Atessa e Ortona nel teatino , di Popoli nel pescarese e di Castel di Sangro nell’aquilano sono ridotti a 30/50 posti letto di degenza… una condizione “premorte” che detterà la loro futura chiusura.

Questa nuova dis”organizzazione” sanitaria, oltre che essere pagata direttamente dagli operatori che verranno “deportati” presso i presidi ospedalieri ancora in funzione, comporterà la chiusura di servizi nel territorio e la compromissione del diritto alla salute dei cittadini abruzzesi. La soluzione prevista per sopperire e/o scongiurare tale verità è quella di trasformare gli ex-ospedali in servizi poliambulatoriali con punti di pronto intervento e servizio di laboratorio analisi e di radiologia. Si tratta di servizi “creativi” inventati per tranquillizzare gli animi ma soprattutto per abituare, nel tempo e nei fatti, i cittadini a rivolgersi da altre parti … con grande gioia delle cliniche private. Nulla si dice su quanti soldi la regione conti di investire in assistenza domiciliare e quanti nell’emergenza. Se si tagliano i Pronto Soccorso si deve assicurare l’emergenza con più mezzi (ambulanze ed elicotteri) e se si vuole ridurre l’ospedalizzazione si deve investire nella prevenzione … Ma dove è il piano? Non esiste.

Ma veniamo a quanto dipinto e  propinato all’opinione pubblica da chi detiene la responsabilità di quanto sta accadendo. Mr Chiodi (Commissario Sanità) e Mr Venturoni (Ass. Sanità) si presentano a coloro che li hanno eletti come i “giustizieri” del malaffare e del clientelismo (con quale faccia di bronzo…!) - i “capitani coraggiosi” che si battono contro i piccoli/forti poteri locali spreconi - e che con “l’ascia della giustizia” chiudono gli inutili piccoli ospedali per creare i cosiddetti punti di eccellenza, cioè grossi ospedali capaci di far fronte ad ogni tipo d’intervento specialistico. Questa idea potrebbe anche fare breccia … se i numeri la sostenessero. Ebbene. Se osserviamo i posti letto d’emergenza/urgenza (Chieti 12 pl – Pescara 24 pl – L’Aquila 8 – Teramo 18) e teniamo conto delle similitudini specialistiche (Cardio-Chirurgia sia a Chieti che a Teramo – Neurochirurgia sia a Pescara che a L’Aquila) … i conti non tornano! Se poi parametriamo questi dati con quelli territoriali con la provincia dell’Aquila (5.035 Km 2) il doppio di quella di Chieti – tre volte quella di Pescara e 4 quella di Teramo si evince che i punti di eccellenza non esistono e che la distribuzione dei posti letto è, a dir poco, arbitraria e comunque di parte (dove la Asl di Teramo la fa da padrone) …. Sarà perché il Commissario e l’Assessore sono di Teramo o perché nel teatino è prevista la “resurrezione” di una clinica privata??

Ai posteri l’ardua sentenza. A noi un giudizio dettato dal buon senso. Questo piano di riordino della rete ospedaliera fa acqua da tutte le parti, non è accettabile né come cittadini, né come operatori della sanità. Ai primi viene negato il diritto alla salute e ai secondi negato il diritto di esplicare in piena scienza e coscienza la propria professionalità e l’applicazione dei propri codici deontologici.

L’unica cosa sensata che i cittadini dovrebbero chiedere a questi signori è: ANDATEVENE A CASA!

Per l’assessore alla Sanità ci sono buone speranze visto che è già agli arresti domiciliari, vediamo cosa accadrà per il Governatore che, al momento, manifesta tutta la sua solidarietà allo S/ventur/ATO-oni!