Sevel FCA condannata anche in appello: impedì a un lavoratore di andare in bagno, costringendolo a farsela addosso

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La Corte d’Appello dell’Aquila, con sentenza n. 229/2020, ha rigettato l’appello presentato da Sevel spa, confermando la sentenza del tribunale di Lanciano, in merito ai fatti relativi al lavoratore che non fu autorizzato all’abbandono della postazione di lavoro per recarsi ai servizi igienici, condannando la Sevel Spa di Atessa a corrispondere un giusto risarcimento del danno (5000 €) e al pagamento delle spese legali.

La vicenda riguarda il lavoratore che finì con l’urinarsi addosso durante il turno di lavoro perché non era stato autorizzato a usufruire dei servizi igienici. Lo stesso è stato assistito dall’avvocato Diego Bracciale che, in sede di Appello, ha ottenuto la conferma della sentenza di primo grado. “Sono soddisfatto per il risultato ottenuto anche in appello ha commentato l'avvocato - e felice per il mio cliente, oggi divenuto un caro amico, per una questione che lo ha mortificato come lavoratore, ma prima ancora come uomo; auguro a lui ogni bene nella speranza che, con la decisione di secondo grado, possa mettersi definitivamente una pietra sopra questa vicenda. Ringrazio il cliente e l’USB per la fiducia sistematicamente accordatami”.

I giudici della Corte d’Appello hanno respinto tutte le eccezioni presentate da Sevel, ribadendo che il datore di lavoro ha arrecato concreto e grave pregiudizio alla dignità personale del lavoratore nel luogo di lavoro, al suo onore e alla sua reputazione, indubbiamente derivante dall’imbarazzo di essere osservato dai colleghi di lavoro con i pantaloni bagnati per essersela fatta addosso. La sentenza d'Appello ha reso giustizia al lavoratore e gli restituisce in parte la dignità che rimane irrimediabilmente lesa per le conseguenze che la vicenda ha inevitabilmente generato in lui a livello morale e psicologico.
Il percorso giudiziario non è concluso poiché a suo tempo la Sevel ha presentato querela per diffamazione aggravata col mezzo della stampa nei confronti del lavoratore e del coordinatore provinciale dell’ USB, Fabio Cocco, sostenendo che avessero trasmesso ai media di informazioni non vere. All’esito delle indagini la Procura di Lanciano ha depositato richiesta di archiviazione non ritenendo fondata la querela di Sevel. Sull’archiviazione della querela restiamo in fiduciosa attesa per mettere la parola fine a questa triste vicenda.

Come organizzazione sindacale ringraziamo i colleghi di lavoro che, evitando atteggiamenti omertosi per timore di ripercussioni, hanno permesso di ricostruire la vicenda in modo univoco, concordante, lineare e coerente, come ritenuto testualmente sia dal giudice di Lanciano, che dai giudici della Corte D’appello, augurando al lavoratore coinvolto di poter ritrovare la giusta serenità che merita, ed auspicando che fatti simili non accadano mai più.

Lanciano, 23/06/2020

 

USB Lavoro Privato Abruzzo